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L'ateista fulminato


"L'Ateista fulminato", in "Ciro monarca, delle opere regie" ms Biblioteca Casanatense, Roma, cote : 4186, p. 19-24.

Ce scenario de commedia dell'arte est construit sur une intrigue voisine de celle du "Convitato di pietra", qui présente des similitudes avec Le Nouveau Festin de pierre de Rosimond.


L'ATEISTA FULMINATO

PERSONAGGI

RE DI SARDEGNA, senza heredi. REGINA, moglie; non si vede. CONTE AURELIO, Prencipe del Sangue, bandito. DUCA MARIO, del Sangue. IL MAGNIFICO, [consigliere del Re]. BERTOLINO, servo del Conte Aurelio. BUFFETTO, servo del Duca Mario. LEARCO, padre di Mario - Statue. TEANDRA, madre - Statue. LEONORA, sorella del Duca Mario. CASSANDRO, ANGELA, figlia. ROMITO, vecchio. [MINISTRO del Tempio]. Banditi del Conte, Soldati di Mario. Ladri da strada. OLIVETTA, di Corte. Contadini diversi. Consiglieri del Re.

ROBBE

Trombe e tamburri. Armatura per la Statua bianca. Calzoni, calzette, e tutto quello [che] bisogna, con guanti. Due maschere bianche, una da huomo, e l'altra da donna, con capegli di canape. Un camiscio da frate, e spada bianca. Arme e colletti da banditi. Doi abiti da romito, una capigliera da donna, di stoppa. Una stuora, barbe e zazzare. Doi cestoni da soma per apparecchiar la mensa. Casacche e libarde per la Guardia. Doi balandrani da villano. Palazzo in faccia, che si muti in Tempio. Tempio con Monumento in mezzo. Bosco dall'altra parte. Robbe da mangiare. Piatti, tovaglia, salviette e coltelli con bicchieri. Habito bianco per Leonora in Cielo. Per vestir Pluto, un bidente, una corona da re, una veste da camera, una barba negra grande, e zazzera. Diverse vesti et habiti da spiriti. Pece greca. Da impalar Zanni.

ATTO PRIMO

Scena I: Città. Cagliari in Sardegna

RE, CONSIGLIERI, CORTE [RE:] sopra le sue disgratie d'haver la Regina moglie indisposta, e non haver speranza più d'haver figli da lei, per la successione del Regno. CONSIGLIERI lo consolano.

In questo

DUCA MARIO essagera dell'insulto ricevuto dal Conte Aurelio, quale gli rubbò la sorella Leonora dal serraglio delle Vestali, e che hora di nuovo in campagna fa mille insulti al Regno ed alla sua casa.

RE gli dà l'auttorítà libera sopra i soldati et in tutto il Regno, di veder di prenderlo, che lo castigherà. Esso accetta il carico e l'auttorità.

In questo

BERTOLINO, bandito, sotto habito di contadino, e CONTADINI con diverse suppliche contro il Conte Aurelio per li danni ricevuti nella robba, ed anco nell'honore.

RE: Che non si mancherà di giustitia; e tutti in Corte.

Scena II : Bosco

AURELIO, LEONORA sovra i loro amori; fanno scena amorosa breve, e giurano fede di mai abbandonarsi. Poi [Aurelio] intende da tutti [i banditi] la cagione dell'esser bandito.

In questo

BANDITI che conducono legato CASSANDRO che conduceva ANGELA sua figlia a marito alla città di Cagliari.

AURELIO fa dar libertà a Cassandro, qual parte piangendo, con taglia di diece mila scudi se rivuole la figlia, e si ritiene Angela, quale si raccomanda. Lui, che non dubiti. Leonora per gelosia prega per lei. Lui, non volerla liberare.

In questo

BERTOLINO, da contadino, dice haver portate le suppliche al Re e racconta d'haver trovati degli altri contadini che si lamentavano, e dice l'ordine che il Re ha dato al Duca Mario, suo nemico. Lui se ne ride, e per riposare manda gli altri alle grotte et ordina che sia ben custodita Angela. Gli altri con Angela, via. Lui resta con Bertolino e Leonora, vede il Tempio,

Scena III: Tempio. Statue

Qual s'apre e si vedono le Statue col deposito del Padre e Madre di Mario. Aurelio fa sua scena di voler incrudelire contro di essi per vendetta. Leonora lo prega, lui s'adira contro di lei medema, quale per non veder si parte a capo chino. Loro restano, fanno loro scena. Bertolino: suoi spaventi. Infine

STATUE parlano, e dicono: « Non disturbare la quiete ai morti! »

AURELIO, sprezzando con Bertolino, soggionge: « E se disturbo, che sarà? »

STATUE: « Chi di coltel ferisce, di coltel perisce ».

Lui soggiunge se si rivederanno più, perché hora parte; che lo seguitino. Statue rispondono di sì, e si chiude il Tempio. Loro, via nel Bosco.

Scena IV: Città

MARIO haver dati gl'ordini, e che subito che sarà in ordine la gente, vuole andar di persona in campagna contro d'Aurelio, e forsi anco uccidere Leonora, benché gli sia sorella, per haver acconsentito alla fuga con un tanto suo nemico e dishonore.

BUFFETTO la scusa della violenza, ma che esso vuol far piccatiglia di Bertolino.

In questo

MAGNIFICO dice a Mario d'ordine del Re che vada in Corte a ricever nuovi ordini segreti di Sua Maestà. Magnifico e Mario entrano, Buffetto resta.

In questo

OLIVETTA [e BUFFFTTO] fanno scena amorosa di lazi. Buffetto l'invita d'andare seco col padrone contro banditi. Lei accetta; e per armarsi, tutti in Corte.

Scena V : Bosco

AURELIO, ANGELA. [AURELIO] la loda di bellezza; essa se ne mostra innamoraia e si danno la posta di godersi; s'accordano, per non dar a vedere a Leonora di cosa alcuna, di fingere odio per meglio cuoprire l'amore.

In questo

LEONORA, che il tutto ha sentito in disparte, vede che s'abbracciano; fa lazi rabbiosi di volergli dare un'archibugiata. Infine Aurelio chiama Bertolino. Lui li consegna Angela, che la conduchi alle grotte. Bertolino via con Angela, Aurelio resta.

In questo

LEONORA dice ad Aurelio d'haver inteso il tutto. Nega; lei lo rimprovera; infine essa tanto importuna che AURELIO adirato gli dà un calcio; lei cade a terra; lui con sprezzo la disarma e la lascia, con dire: «Va' e torna dove vuoi, e fammi il peggio che tu sai », e via. Lei resta, fa suo lamento.

In questo

ROMITO, vecchio, esce dalla grotta per respirare all'aria aperta; vede la giovine stratata. Lei gli racconta il tutto, scuopre chi è; lui: che la terrà segreta e che il Cielo la proteggerà; e, con una esortazione pia, la conduce alla cella, e finisce l'atto.

ATTO SECONDO

Scena 1: Bosco

AURELIO ordina a BERTOLINO che in abito da villano vada alla Corte e procuri d'intendere quando parte il Duca Mario con la sua gente per venirgli contro, e quanti uomini conduce seco, perché gli vuol fare una imboscata. Bertolino lo esorta a pentirsi, gli ricorda le parole delle Statue. Lui se ne ride; infine dice voler andare anch'esso di persona, sconosciuto, e ricordarsi del Romito e voler il suo habito. Battono alla cella.

ROMITO tutto intimorito teme non sappino della donna ricovrata e che voglino far qualche strage: subito s'inginocchia e chiede perdono. Fanno scena in ambiguo, non s'intendono. Infine dicono voler la veste, lo dispogliano e partono; esso resta querelandosi, ma prega Giove per loro, et entra.

Scena II: Città

BUFFETTO, OLIVETTA, vestiti alla ridicola con armi, per andare contro Aurelio con il loro padrone.

DUCA MARIO, MAGNIFICO,GENTE. [MAGNIFICO] essorta Mario ad esser diligente e guardarsi di non inciampare in qualche pericolo. Lui: che non dubiti, che non passarà tutta questa giornata, che vuol partirsi per vendicarsi co'1 Conte, ed insieme estirpar tanti mostri et assicurar il Regno e le strade per i passaggieri; e tutti in Corte. Buffetto li fa animo, e via.

Scena III: Bosco

LEONORA vestita di sacco, e cinta di corda, piangendo i suoi commessi falli contro il Cielo, e tramortisce.

In questo

ROMITO, con una stuora addosso, la vede; lei ritorna in sé, lui la riconduce alla cella.

BERTOLINO vestito da villano, per andare alla Corte, con armi sotto, e via.

AURELIO vestito da Romito: non voler esser conosciuto, e pertanto non essersi voluto vestire alla presenza d'alcuno per andare alla Corte.

In questo

Rumore di dentro. Aurelio si ritira in disparte per osservare.

In questo

DUCA MARIO, OLIVETTA, SOLDATI e BUFFETTO.

[DUCA MARIO]: esser gionti al bosco con ordine regio ed auttorità massima di poter commandare a tutto il Regno contro Aurelio e banditi. Aurelio sente [vestito] da Romito; si fa avanti e con simolazione l'esorta, dice mal di se stesso, e si esibisce di fargli capitare con stratagemma Aurelio nelle mani. Mario gli crede, e che farà quanto gli ordina il Romito. Via tutti.

Scena IV: Città

RE con MAGNIFICO. [RE.] haver dolore che, Aurelio essendo Prencipe del Sangue, come ancora il Duca Mario, ad un de' quali, rimanendo il Regno senza herede, toccarà di giusta ragione l'esser successore suo, e che per il mancamento di Leonora sorella di Mario siano nati tanti inconvenienti, onde Aurelio si è dato alla campagna dopo d'haverla rubbata dalle Vestali; e che da un canto ha gusto che Aurelio si sia tolto dalla Corte, perché come Re non poteva che farne risentimento, ma dall'altro rincrescergli che l'infesta tutto il Regno.

MAGNIFICO: che questo è un caso grande, e che non saprebbe che consiglio dargli, trattandosi di doi personaggi de' primi del Regno e della Corte.

RE: che gli dispiace l'haver data tanta auttorítà a Mario contro Aurelio suo nemico, perché operarà e non da giusto.

In questo

BERTOLINO da villano, con memoriale contro del Conte Aurelio. Fa essageratione de' gran danni che fa per il Regno. Re dice a Magnifico che ascolti quel contadino e che se gli facci ragione, ed entra. Magnifico sente, poi dice che già è fuori in campagna il Duca Mario con gente per estirparlo; poi mostra in dubbio di raffigurare Bertolino. Fanno diversi lazi. Infine Magnifico in Corte, Bertolino via al bosco, per avvisare il Conte.

Scena V : Bosco

AURELIO, SOLDATI. [AURELIOI da Romito domanda a [un de' soldati dove sta la sua gente. Lui: esser tutti a i luoghi deputati, per le grotte e per il bosco. Lui gli dà ordine che li vadi ad avvisare a star pronti al suo fischio, poi racconta dell'ordine tenuto in far separare con inventione artificiosa la gente del Duca, onde sin hora è rirnasto con pochi.

In questo

BERTOLINO. Dopo lazi si riconoscono.

In questo

DUCA MARIO, BUFFETTO. Aurelio fa sua scena di disarmarlo. Bertolino l'istesso con Buffetto; poi si scuoprono e chiamano.

SOLDATI D'AURELIO fuora tutti con armi. Aurelío fa legare alla porta del Tempio per archibuggiar Mario e ligato lo manda con doi soldati a farlo impalare. Mentre vogliono sparare s'apre il Tempio,

Scena VI : Tempio

e si vedono le Statue in ginocchioni e dicono:

«Tempra '1 furore, o Conte, Pria che '1 sol tramonte! »

Tutti fuggono; Mario si scioglie e fugge anch'esso. Aurelio vuol corrergli dietro, e non può; chiama la sua gente. Statue dicono:

« Pentiti, ché non sei solo signore. Chi mal vive, mal muore ».

Si serra il Tempio. Aurelio via, e finisce l'atto.

ATTO TERZO

Scena I

AURELIO si duole che la sua gente abbia tema di statue di pietra.

BERTOLINO gli ricorda che si muore, che vi è il Cielo e l'Inferno. Lui sprezza, e dolergli che il Duca gli sia fuggito.

In questo

SOLDATO che conduce OLIVETTA legata. Racconta la fuga della gente del Duca Mario, se bene ve ne sono rimasti de' feriti e de' morti, e questo esser un soldato di quelli.

OLIVETTA dice: « che non mi pigliassero per uomo e mi facessero qualche cosa al roverscio », e scuopre esser donna, et Olivetta di Corte.

AURELIO, non volersi incrudelire con donne, però ordina che sia condotta alle grotte, e che la ciurma si rinfreschi con essa, e poi gli diano libertà. Lei: che come non ci è altro male che questo, se ne ride, e se ne sorbirebbe quei pochi. Bertolino fa lazi.

In questo

SOLDATO dà avviso ch'è esseguita la funzione di Buffetto. Olivetta domanda che cosa è di Buffetto. Aurelio ordina si veda Buffetto impalato. (S'apre e si vede Buffetto impalato. Poi si serra). Olivetta e soldati, via; Conte e Bertolino restano.

In questo

ANGELA, vestita et armata da bandito, saluta Aurelio, s'abbracciano. Poi Bertolino dice ch'è un pezzo che non si tratta di mangiare. Aurelio ordina che s'apparecchi, che vuol disinare, e via abbracciato con Angela. Bertolino resta, chiama s'apparecchi. Come s'è apparecchiato,

In questo

Scena II

SOLDATI, GENTE si mettono a sedere a tavola e mangiano del migliore che vi è, di quel che più gli piace, e bevono alla barba di chi vede, e la signora Angela trinca allegramente, con grandissimo diletto e piacere.

In questo

ROMITO fuor della cella chiede elimosina, [Aurelio lo burla. Infine gli dà licenza che]... [inferno]... , Aurelio lo sprezza ridendo e gli domanda se gli piacciono le buone robbe, poi ordina ad un soldato che vadi a visitargli la cella, qual va.

In questo

SOLDATO, LEONORA in habito da penitente. Aurelio gli chiede se questa è buona carità e buona robba. Romito dice che è un'anima del Cielo, estenuata dalle grandi penitenze. Leonora cade tramortita e spira. Aurelio si leva da tavola, minaccia il Romito. Gl'altri sparecchiano, lui ordina che sia portata nel Tempio. Romito con gl'altri portano via. Bertolíno resta. Aurelio torna.

In questo

Scena III: Tempio s'apre

e si vedono le Statue con spade in mano e '1 corpo di Leonera da piedi. Bertolino: suoi lazi. Aurelio fa dimandare che cosa vogliono fare quelle statue con le spade, se vogliono far questione seco. Bertolino: suoi lazi, poi glielo chiede. Statue accennano di sì. Bertolino: spaventi. Aurelio gli dice: « Quando? » Statua risponde:

« Hoggi, Conte, prima che '1 sol trarnonte ».

Aurelio accetta e partono. Si serra il Tempio.

Scena IV: Città

RE, MAGNIFICO: sopra la cosa de' banditi e di Mario.

In questo

ROMITO e CASSANDRO, che si sono accompagnati per strada, dicono a Magnifico di Leonora morta e deposta nel Tempio, e Cassandro di Angela sua figlia rapitagli da i banditi.

In questo

OLIVETTA, fuggita da i banditi, racconta la rotta havuta e di Buffetto impalato, e che teme del Duca Mario.

In questo

MARIO, senza cappello, senz'armi e senza ferraiuolo, in atto di fuggire timoroso, quasi fuor di sé: parergli sempre d'haver i banditi e '1 Conte al fianco. In fine dice che '1 tutto raccontarà in Corte, e tutti dentro.

Scena V: Bosco

AURELIO, BERTOLINO, per voler gir al Tempio a far questione, come ha promesso.

In questo Tempio s'apre.

STATUE in piedi, con spada in mano, dicono al Conte che s'accosti. Conte dice voler da loro la mano di combattere da cavaliero, a corpo a corpo. Statua gli dà la mano, tien saldo il Conte, poi gli dice:

« Pentiti, Conte, pria che '1 sol tramente! »

Lui: che non ha fatto cosa d'haversi a pentire. Doppo detto tre volte, Statua alza la voce: « Vedi che '1 sol tramonta. » Lui risponde: « E poi che '1 sol tramonte, Non sarò sempre il Conte? » Statua dice: « A te, o Cielo! » Conte vuol far questione. Statue lo fermano.

In questo Cielo s'apre,

si sente il tuono e '1 terremoto, si oscurano i lumi e cade dal Cielo un fulmine a' piedi d'Aurelio, quale si profonda subito, e si serra il Tempio. Bertolìno fugge con Angela.

Scena VI: Città

RE, DUCA, MARIO, MAGNIFICO.

In questo

ROMITO, MINISTRO DEL TEMPIO raccontano del Conte.

In questo

CASSANDRO dice al Re della figlia rapita dal Conte.

In questo

BERTOLINO, ANGELA raccontano ciò che hanno veduto dei Conte Aurelio. Cassandro riconosce la figlia, e via tutti.

Scena VII: Inferno

AURELIO nell'Inferno fa suo lamento; ed in Cielo le Statue.

Cielo

STATUE con LEONORA in abito bianco.

In questo

PLUTO, DEMONIJ, CHORO D'ANGELI IN CIELO, CHORO DI DEMONIJ NELL'INFERNO cantano sopra la gloria del Cielo e delle pene dell'Inferno, del premio de' giusti e del castigo de' scelerati.




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