Content-Type: text/html; charset=UTF-8
L'Arlichino
Giorgio Maria RAPARINI, L'Arlichino, Poema dedicato a ss. Accademici Sfacendati, In Heidelberga, appresso Francesco Müller, stampatore di corte, 1718.
Ce poème, consacré au personnage d'Arlequin, consacre un long développement au rôle qu'il y tient dans le soggetto du medico volante, dont est tiré Le Médecin volant de Molière.
- Se nel Medico volante
- Da scientifico ignorante
- Il tuo ingegno Tito adopera.
- Sai tu far due parti in opera.
- Sei un solo in due diviso,
- E sei due dentro un sol viso.
- Nella disputa famosa
- Col Dottor, che star tec'osa
- In confronto, il fai parere
- Col tuo lucido sapere
- Che dilati, e spieghi in mostra
- Qual bamboccio in cui si giostra.
- Basta t'odano, e t'annasino,
- dicon, Oh gran testa d'Asino,
- Che tal vuoi che ognun ti nomini
- Per la cima de' grand'Uomini.
- Spieghi che Philosophia
- Suol vuol dir fila Sofia.
- Chiedi a lui poi quid est Physica?
- E quid sit la Metafisica,
- E gl'insegni in guisa scaltra,
- Che metà l'una è dell'altra.
- Chiedi ancor Quid sit Natura?
- Ma sol spieghi la Figura,
- Non l'essenza, o quidità,
- E con tal latinità,
- Che dai fuori per perfetta,
- Ma è latino di scoletta
- Pur ti credono un Oracolo,
- E di scienze un tabernacolo;
- Che il Dottor, sebben saputo
- Col suo dir non è creduto.
- Nella stanza ov'è l'Inferma,
- Il valor tuo si conferma,
- E la tua fonda dottrina
- Sta in discorrer su l'urina.
- Là tu sai da più diagnostici
- Cacciar fuor veri pronostici,
- E di Febo il sen ripieno
- Citi Ippocrate e Galeno.
- Dice Ognun, ch'ai nello stomaco
- Il saper del vecchio Andromaco.
- Ogni po' da Te s'accenna
- Qualche passo d'Avicenna.
- Ma lasciam fuori gli antichi.
- Tu ne sai più del Malpichi,
- Più del Fabbri, e Muratori,
- Più del Grandis, più del Flori,
- Più del Manzi, più del Mini.
- Più del Borri, e del Zanforti,
- Ma costor son tutti morti,
- E Tu vivi, e ancor vivrai,
- Dio sa quanti secol mai!
- Tutti assiem li due Garelli
- Tu sol passi et antecelli.
- Passi il nostro Besenelli,
- Passi il Bruner, per cui smania
- Quallor egra è la Germania;
- Ma da certa nuvoletta,
- Che tu osservi torbidetta
- Ir pe'l ciel dell'Orinario,
- (Per quel mostra il tuo lunario)
- Dici che codesto insegna
- Che la Putta inferma è pregna.
- Ma che lascino a Te fare,
- Che la vuoi tosto sanare;
- Onde allor bevi al boccale
- Cen[68] l'urina all'egra il male.
- Tutti pensan vomitare
- Le budella in Te mirare
- Ber quell'oro distillato,
- Ma gli è vin del più pregiato
- Che non sei pazzo così,
- Qual ti crede ognun ch'è lì.
- L'è compagna d'allor quando
- Al Padron stai rischiarando
- Con un Lume in mano ardente,
- E la man scottar si sente.
- Ben fa nausea quel vedere
- Tutto sevo il candeliere.
- La candela lorda e brutta
- Pur di sevo ell'è costrutta,
- E tu ghiotto te la pigli,
- Et al cul d'essa t'appigli,
- E ne pappi piano piano,
- Ma quel sevo è marzapano,
- Del miglior che fosse mai:
- Ma torniamo ove lasciai.
- Or sei Medico, e sei solo,
- Or sparisci e con un volo,
- Onde sei detto volante
- Dal balcone in un istante
- Su la strada balzi fuore.
- Senza toga da Dottore
- Sei del Medico il fratello.
- Pantalon perde il cervello,
- Fin che il gioco si tralascia:
- Ognun ride, e si sganascia.
- V'è altro lazo incomparabile
- Ch'è d'un sogno rimarcabile
- Che fa l'Egra, e vien spiegato
- Da Arlichino addottorato,
- Come quel che un gran lavoro
- Fatto è sopra Artemidoro
- Ne' suoi studj giovanili,
- E de' sogni feminili
- A una prattica infinita,
- E gl'intende a mena dita.
- Dice quella, che sognava,
- Che soletta passeggiava
- Tutta lieta in sul matino
- Per diporto in un giardino;
- Osservando con piacere
- Verdeggiar quelle spalliere
- Di vermiglie, et odorose
- Dianzi aperte fresche rose,
- Che de' fior nate Regine
- Guardia avean di folte spine,
- Eran quivi in cerchio alteri
- Odoriferi Picchieri
- I Narcisi, i Tulipani,
- Eran quivi non lontani
- Più completi regimenti
- De' garofani più ardenti;
- Quando vede a se d'avante
- Farsi un Serpe ira spirante.
- Minaccioso, et arricciato,
- Che con fischio avvelenato
- Sangue sol spirava e morte;
- Con le guance a un tratto smorte
- Essa colta da paura
- A commossa la natura,
- Che alla volta dei calzetti
- Ne sentìa tutti gli effetti;
- Vede in questo uscir dal Polo
- E ver lei spiccar il volo
- Una candida Colomba,
- Che sul serpe ardita piomba,
- E investendolo col becco,
- Come fosse un fico secco
- Se lo mangia, e pria l'uccide
- Come l'Idra uccise Alcide.
- Dice allor l'Eccellentissimo,
- Che quel tal Orto amenissimo
- E' la giovane Donzella
- In sua età fiorita e bella;
- E che il Drago micidiale
- E' quel morbo che l'assale.
- Quella poi colomba bianca
- E' la sua valente, e franca
- Medicina che gli arriva,
- E di morta la fa viva.
- Ma Brighella il forfantone,
- Che appiattito in un cantone
- Col Moroso suo protetto
- Alla Sposa niente accetto,
- Si fa innanzi e con bel modo
- Vuol con lui parlar sul sodo,
- E gli dice aver udito
- Ch'Egli interprete perito
- E in szifrar sogno o visione,
- Però il prega ginocchione
- Quel spiegar del suo Padrone:
- Ed è questo, che parevagli
- Che dormendo alcun dicevagli,
- Che di fuora era venuto
- Un Signore sconosciuto
- Per sposar una Fanciulla
- E che questa, che per nulla
- della Sposo era curante
- Invaghita d'altro Amante
- Avea un tocco di Birbante
- Travestito da Dottore;
- Di che accortosi il Signore
- Della Ninfa pretensore
- Prese avea salde misure
- Per fiaccar le cuciture
- Della toga a quel tal Medico.
- Arlichin, che un sì maledico
- Nero sogno non gli piace,
- Dice a lui. Deh, sia con pace
- E pur sogno questo qui?
- E Brighella dice: Sì
- Arlichin savio e prudente,
- Gli risponde immantinente,
- Che dar fede non bisogna
- A deliri di chi sogna;
- Che anche lui la scorsa notte
- Della piscia della botte
- Aggravato nella testa
- Vision simile a questa
- Avea vista. E gli parea,
- Che quel Tal, che proteggea
- Quel birbante Protofisico
- Per salvarlo da quel risico,
- Dato avea ordini tali
- Ben a cinque, o sei brutali
- Che il Moroso forestiero
- Bastonasser, ma davero.
- E menasser giù alla peggio,
- Tanto che sotto il maneggio
- Del bastone cittadino,
- A quel caro Padroncino
- Gli ammaccassero il veluto,
- Sol per dargli il ben venuto.
- Sopra tutto riveduto
- Dovea il Servo averle buone
- Ben calcate sul giuppone.
- A Brighella ben compreso,
- Ma si dà per non inteso
- E da lui saper desìa,
- Se quel sogno sogno sia?
- Arlichin gli dice: Sì
- L'altro dice allor: Bondì.
- E convien che non bisogna
- Presta fede ad Uom che sogna.
- L'iun dell'altro alla presenza
- Fa una bella riverenza,
- E si lascian civilmente
- Le due parti mal contente
- Se si ride di buon cuore
- Chi lo sa chi è spettatore
Sommaire | Index | Accès rédacteurs